Tsunami e terremoti, mare e medicina: alla scoperta del territorio con i super laboratori virtuali
La scienza si declina oggi in informazioni e dati. Ed è proprio lo scambio, la condivisione e la conseguente elaborazione dei dati che genera valore aggiunto e si pone alla base di ogni progresso scientifico.
Questo avviene se un ricercatore di un ente di ricerca può avere accesso a dati, soprattutto grezzi, non an- cora pubblicati e quindi difficilmente reperibili, che sono patrimonio di altri enti di ricerca, laboratori, osservatori e qualsiasi altra fonte di dati. Per far questo occorrono degli ambienti comuni, che permettano a comunità virtuali e multidisciplinari di ricercatori di condividere, collaborare e partire dalla conoscenza per creare altra conoscenza. Stiamo parlando delle infrastrutture di ricerca che hanno l’obiettivo di promuovere la cooperazione su scala europea e offrire alle comunità scienti che un accesso rapido ed efficiente a dati, metodi e tecnologie avanzate, senza le barriere imposte in passato. Ma stiamo parlando anche di storage, di open access, di accesso ai dati sicuro e autorizzato, di tecnologie non proprietarie, che permettono l’accesso alle informazioni con garanzia di sicurezza e continuità temporale.
Tutto questo non è possibile senza delle infrastrutture sottostanti interoperabili e affidabili, in grado di garantire elevata connettività come la rete europea della ricerca GÉANT e le reti nazionali come GARR in Italia. Ne abbiamo parlato con Massimo Cocco, coordinatore dell’infrastruttura europea EPOS, la nuova piattaforma tecnologica per lo studio di terremoti, vulcani, maremoti e con Marco Borra, Liaison Officer italiano dell’infrastruttura europea EMBRC, il super laboratorio distribuito per la biologia marina.
Le infrastrutture di ricerca sono definite come strutture, risorse o servizi che sono utilizzati da ricercatori o aziende per effettuare ricerche scientifiche o accrescere le conoscenze e il grado di innovazione nel proprio settore. Possono essere rappresentate da grandi attrezzature scientifiche, archivi di dati, strutture elettroniche o di qualsiasi altra natura localizzate, distribuite, oppure virtuali, che costituiscono un’eccellenza per il settore della ricerca e dell’innovazione. Per potenziare queste infrastrutture o svilupparne di nuove, il Programma quadro per la ricerca e l’innovazione europea Horizon 2020, mette a disposizione circa 295 milioni di euro per l’anno 2016 e circa 310 milioni per il 2017.
A definire la politica europea per le infrastrutture di ricerca è il Forum Strategico Europeo per le Infrastrutture di Ricerca (ESFRI), l’organismo istituito nel 2002 su mandato del Consiglio europeo per la Competitività, a cui spetta il compito di definire la roadmap ESFRI, lo strumento di riferimento che identifica le infrastrutture di ricerca strategiche per le diverse aree scientifiche.
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GARR News è edito da Consortium GARR, la rete italiana dell'università e della ricerca
GARR News n°13 - Dicembre 2015 - Tiratura: 10.000 copie - Chiuso in redazione: 22 Dicembre 2015
Hanno collaborato a questo numero: Edoardo Angelucci, Claudio Barchesi, Alex Barchiesi, Marco Ferrazzoli, Mara Gualandi, Alessandro Inzerilli, Silvia Mattoni, Giuditta Marinaro, Gianni Marzulli, Alessandra Migliozzi, Olimpia Nigris Cosattini, Andrea Salvati, Francesca Scianitti, Massimo Valiante, Antonella Varaschin.
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