A novembre di quest’anno, in occasione della presidenza italiana della UE, il GARR ha ospitato a Roma il workshop di e-IRG oltre alla consueta riunione ristretta del gruppo. L’e-IRG, e-Infrastructure Reflection Group, è un think tank europeo costituitosi nel 2003 per contribuire alla definizione di strategie per l'evoluzione delle infrastrutture digitali.
Il gruppo si rivolge a quattro categorie d’interlocutori: in primis i gestori delle e-infrastructure (o infrastrutture digitali), quindi GÉANT per le reti, EGI e PRACE per il calcolo, EUDAT e altri per la gestione dei dati; ma anche alla comunità scientifica che è il principale fruitore delle e-Infrastructure, ai governi nazionali e alla UE. Per ciascuna di queste categorie, vengono prodotte periodicamente una serie di raccomandazioni contenute in documenti strategici detti “White Papers”. Il più recente di questi documenti è datato 2013 e richiama l’ottica di Horizon 2020 proponendo una visione basata sul concetto di commons digitale. La prossima versione del documento verrà rilasciata a febbraio 2015.
Per un commons digitale europeo è necessaria l'azione strategica comune di utenti e gestori delle e-Infrastructure
Commons, tradotto in italiano come "bene comune" o "beni comuni", si riferisce a un modello di condivisione aperta e coerente delle conoscenze e delle risorse. Per le infrastrutture digitali, questo si traduce in una suite integrata di servizi accessibili in maniera trasparente tramite infrastrutture completamente interoperabili. Il modello delle reti illustra questo principio: l’interfaccia utente, i meccanismi di accesso, le funzionalità dei servizi sono comuni e nascondono l’enorme varietà di reti fisiche e domini di gestione delle reti. Dal punto di vista dell’utente esiste un solo servizio integrato, al di sotto del quale c’è una grande varietà di reti e gestori; una varietà che però è “nascosta” grazie all’interoperabilità dei sistemi. Questa interoperabilità si dovrebbe estendere a tutte le categorie di servizi, includendo le diverse tipologie di risorse di calcolo, lo storage evoluto, i servizi di rete avanzati, i componenti di middleware che permettano l’uso trasparente di queste risorse (inclusi i sistemi di autenticazione e autorizzazione come IDEM) e infine i servizi generici per la ricerca noti anche come laboratori virtuali o ambienti di ricerca virtuali.
In Europa c’è un ecosistema di servizi digitali già ben sviluppato, ma con delle lacune importanti dal punto di vista dell’integrazione. Spesso, la visibilità dei servizi non è ottimale, mentre al contrario sono visibili le varie barriere, interfacce e tecnologie dei singoli componenti. Questo è in parte dovuto al fatto che, per motivi storici, le diverse tipologie di servizio sono gestite da enti diversi, ciascuno con il suo modello di finanziamento e di governance. A questo corrisponde una difficoltà nel coordinamento tra gli enti e una scarsa sostenibilità dei flussi di finanziamento per l’utilizzo e l’innovazione delle infrastrutture digitali.
Per venire incontro alle sfide del Big Data è necessaria una stretta collaborazione tra utenti e operatori delle e-Infrastructure, per trovare o sviluppare soluzioni efficaci. Tra quelle attualmente disponibili ci sono servizi come Hadoop e NoSQL, entrambi che permettono di gestire dati distribuiti su cluster di grandi dimensioni (costituiti da migliaia di nodi) assicurando un’elevata affidabilità e disponibilità, e indipendenti da schemi relazionali prefissati. Oltre alle problematiche tecniche ci sono quelle di ordine etico e legale, oltrechè di policy , trattate in maniera approfondita nel Blue Paper del 2012.
Contemporaneamente, c’è un livello relativamente basso di coinvolgimento da parte degli utenti nei processi che riguardano lo sviluppo strategico dei vari servizi, al di là di pochi casi come il CERN, l’EMBL-EBI e gli altri membri dell’EIROforum (un’entità che include 8 organismi scientifici intergovernamentali europei che si occupano di ricerca in campi diversi e ha l'obiettivo di condividere risorse e promuovere iniziative comuni). In termini di requisiti, ci sono differenze importanti tra le grandi comunità legate ai progetti ESFRI e la “lunga coda” degli utenti medi e piccoli. Per questi ultimi, non è chiaro come si possa ottenere un maggior coinvolgimento a livello strategico, ma quantomeno è un fatto positivo che questa componente venga riconosciuta.
Infine, ci sono problemi legati ai diversi quadri legislativi nelle varie nazioni, limitazioni all’uso delle infrastrutture digitali da parte di ricercatori in ambito commerciale, e poca integrazione con i fornitori commerciali. Queste problematiche non sono nuove, e le recenti attività di collaborazione tra i gestori delle infrastrutture digitali hanno prodotto dei miglioramenti sostanziali rispetto al passato. Attualmente si stanno sviluppando vari servizi integrativi in aree quali l’autenticazione e l’autorizzazione, i Persistent Data Identifiers (cioè “identificatori di dati persistenti”, per facilitare l’identificazione e l’accesso ai dati), i Service Registry & Discovery, per facilitare l’identificazione e l’accesso ai servizi. Inoltre, c’è una continua crescita di servizi di supporto agli utenti. Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare.
Per vedere realizzato il commons digitale auspicato dall’e-IRG è necessaria un’azione strategica comune tra i gruppi di utenti e gli operatori delle infrastrutture digitali. Le comunità debbono assumere un ruolo centrale nelle strategie di sviluppo delle infrastrutture digitali, tanto che l’e-IRG raccomanda che il supporto finanziario a questo sviluppo sia mediato direttamente da queste comunità, le quali dovrebbero imparare a usare il loro potere d’acquisto collettivo per ottenere i servizi che meglio rispondono alle loro esigenze. Inoltre, le comunità scientifiche dovrebbero organizzarsi per guidare strategie che riguardano l’innovazione tecnologica, nonché l’evoluzione e l’implementazione degli standard internazionali necessari alla realizzazione del portfolio di servizi coerenti che verranno a fare parte del nuovo commons digitale.
L’e-IRG prevede la necessità di un gruppo di coordinamento tra le comunità di utenti per agevolare queste attività, e si offre come facilitatore per un forum strategico a questo fine. Un gruppo di rilievo in questo senso, come sottolineato dal CERN, potrebbe essere l’EIROforum, che possiede la massa critica per rappresentare almeno le grandi comunità di utenti.
Le comunità internazionali di utenti si dovrebbero organizzare per
Gli operatori di e-Infrastructure internazionali dovrebbero collaborare allo sviluppo di soluzioni comuni volte al servizio degli utenti, in aree che includano:
Dal punto di vista politico, i governi nazionali dovrebbero
L'Unione Europea dovrebbe rafforzare le azioni dei governi nazionali, impegnandosi a
Maggiori informazioni:
www.e-irg.eu
I video del Workshop di Roma
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GARR News è edito da Consortium GARR, la rete italiana dell'università e della ricerca
GARR News n°11 - Dicembre 2014 - Tiratura: 10.000 copie - Chiuso in redazione: 19 Dicembre 2014
Hanno collaborato a questo numero: Claudio Barchesi, Maria Ludovica Bitonti, Giorgio Bontempi, Fulvio Casale, Marco Ferrazzoli, Mara Gualandi, Alessandro Inzerilli, Giovanni L'Abate, Silvia Mattoni, Elisabetta Pasta, Roberto Reali, Lisa Reggiani, Francesca Scianitti, Luca Severini, Luciana Trufelli, Antonella Varaschin, il team italiano di BELLEII.
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