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Covid-19: come non parlarne

Covid-19: come non parlarne

| Marco Falzetti | internazionale
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Nel mio articolo su GARR NEWS, apparso alla fine dello scorso anno, discutevo di quanto fosse importante per la Commissione il coinvolgimento del cittadino, quello che in ambito comunitario è noto come citizen egagement, nel processo di definizione di Horizon Europe, il futuro programma di Ricerca ed Innovazione che dovrebbe partire il prossimo primo gennaio 2021.

foto di Marco Falzetti

Marco Falzetti, è direttore dell’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea (APRE)

In quel contesto mettevo in luce, anche con qualche perplessità non sulla valenza dell’esercizio quanto sulla sua complessità, di come la Commissione stesse promuovendo una stagione di eventi attraverso i quali coinvolgere e raccontare a parti importanti della società civile la costruzione del futuro programma. Obiettivo ultimo era: agire in modo che Horizon Europe non risultasse un oggetto dedicato ad un’élite scientifica ristretta e distaccata dal resto della società, ma diventasse piuttosto un programma visibile, comprensibile e direttamente apprezzabile anche dal cittadino qualunque. Se questo è vero in senso generale, ci sono una parte di azioni nel programma che, forse più di tutte, fondano sull’idea di una loro definizione attraverso il coinvolgimento diretto e completo del cittadino. Queste sono le cosiddette aree di missione, ovvero cinque temi di larga ampiezza che sono stati individuati quali fondamentali sfide da affrontare per migliorare le condizioni di vita del singolo, della società e più generalmente dell’ecosistema globale. Queste cinque aree sono: cambiamenti climatici, cancro, città intelligenti, oceani e mari, suolo e cibo.

Obiettivo della Commissione europea è avvicinarsi ai cittadini per raccontare i benefici di Horizon Europe oltre la ristretta cerchia della ricerca scientifica

Già alla fine del mese di gennaio, APRE, in coordinamento e a supporto dei rappresentanti italiani a queste cinque missioni e ai cinque membri di nazionalità italiana nei rispettivi governing board europei, aveva programmato una serie di eventi pubblici con l’obiettivo di portare appunto ad informare e discutere insieme di missioni specialisti e società civile. Si era appena iniziato il 5 febbraio 2020, presso l’Università Cattolica di Milano con l’evento: La ricerca Mission-oriented di Horizon Europe 2021-2027, ma già dopo solo pochi giorni, l’evento programmato per il 24 febbraio sul cancro, veniva annullato causa emergenza Covid-19.

Il più grande esercizio di co-creazione che la Commissione avesse forse mai lanciato, che doveva portare insieme, in questa prima metà del 2020, scienziati, innovatori, industria e società civile, in una kermesse di eventi senza precedenti per la dimensione della sua inclusività, si è arrestato (almeno momentaneamente) davanti ad uno stato di distanziamento e separazione sociale che per la sua dimensione non ha uguali nella storia dell’umanità. Quasi fosse un contrappasso dantesco, ci siamo ritrovati nel giro di poche settimane nel più grande periodo di isolamento di tutta la storia.

Questo lungo preambolo per dire che pur volendo tentare di essere una voce fuori dal coro, e provando quindi ad ignorare tutto quello che sta in questo momento accadendo intorno a noi, non si può parlare oggi di Europa e del percorso verso Horizon Europe, senza parlare di Covid-19, e di come questo abbia e stia condizionando pesantemente il tutto.

foto dell'evento del 5 febbraio 2020

L’evento del 5 febbraio 2020 "La ricerca Mission-oriented di Horizon Europe 2021-2027" è stato l’unico incontro della serie di iniziative APRE ideate per unire specialisti e società civile. L’emergenza Covid-19 ha purtroppo impedito di proseguire la programmazione

Diciamo subito che la risposta della Commissione all’emergenza non è stata inizialmente tempestiva almeno rispetto ai tempi della situazione italiana. Le due settimane successive all’8 marzo, sono state caotiche, mettendo in evidenza un’incapacità da parte della Commissione di comprendere il reale stato della situazione. Situazione che per quanto riguardava l’Italia appariva purtroppo chiara per la sua drammaticità già in quel periodo. A misura di tutto, basta considerare la gestione frammentata e confusa, lasciata all’estemporaneità di decisione dei singoli servizi, nel rinviare o meno le imminenti date di sottomissione dei principali bandi H2020 che avevano scadenze proprio tra marzo ed aprile. La mancanza di centralità e prontezza è stata palpabile da parte di chi, come noi, trasferiva e supportava le richieste di rinvio che ci pervenivano in forma sempre più accorata dalla comunità italiana che si trovava già in condizioni di completo lockdown.

Passata questa prima fase di sbandamento, la Commissione ha gradualmente ripreso il controllo della situazione e ha cominciato a far sentire la sua voce anche per tutto quello che riguardava la dimensione di ricerca, sviluppo ed innovazione, arrivando a mettere in campo una serie di iniziative che per numerosità e ampiezza di intervento hanno rappresentato una mobilitazione di sforzi senza precedenti.

Una fotografia a tutto campo di quella che è stata, e continua ad essere, l’azione comunitaria, ci porta a dover prendere in considerazione elementi di alto profilo quale la discussione sulla struttura e sui meccanismi di erogazione delle risorse che saranno stanziate attraverso il Recovery Fund, che rappresenta l’insieme della risposta comunitaria non solo all’emergenza contingente, ma soprattutto alla messa in essere di una strategia di azione di medio lungo periodo per la gestione della crisi post emergenza. Su questo fronte tanto è ancora da stabilire, anche se sembra oramai chiaro che la posizione della presidente von der Leyen è quella di ricondurre e legare strettamente le risorse del Recovery Fund, al bilancio pluriennale comunitario (MFF).

Se per molti versi la dimensione scientifica e tecnologica è certamente contemplata all’interno del Recovery Fund, è evidente che gli obiettivi di questo vanno principalmente nella direzione di mobilitare interventi di supporto sociale, economico e di sviluppo di ampio respiro. Volendo quindi limitare l’attenzione a quanto la Commissione sta facendo più strettamente nel contesto scientifico e tecnologico, bisogna riferirsi a quanto i ministri dei vari stati Membri, competenti per ricerca ed innovazione, hanno deciso di mettere in atto attraverso l’ERAvsCORONA Action Plan, una sorta di documento nel quale si è inteso definire la strategia di intervento a livello comunitario sul fronte ricerca ed innovazione per combattere l’emergenza sanitaria e contrastare la situazione di difficoltà da questa generata su gran parte dei principali aspetti della vita sociale, civile ed economica.

Superato un iniziale sbandamento nella gestione dell’emergenza, la Commissione europea ha messo in campo una serie di iniziative senza precedenti per numerosità e ampiezza

Nella sua prima definizione, lERAvsCORONA Action Plan ha definito dieci linee di intervento che individuano una serie di azioni attraverso le quali allineare e coordinare gli sforzi che i vari stati membri stanno compiendo singolarmente, oltre ad orientare al meglio gli attuali e futuri strumenti comunitari a supporto dell’R&I nel contrasto diretto del Covid-19 e dei suoi effetti sociali. Tra questi la possibilità di finanziare estesi studi clinici a livello europeo, destinare risorse verso il sistema industriale di piccole e medie imprese per lo sviluppo di soluzioni di contrasto e mitigazione, ulteriore semplificazione all’accesso comune ad infrastrutture di ricerca di rilevanza, centralizzare la circolazione di informazioni a disposizione della comunità scientifica, sia a livello di scambio dei dati, ma anche per un più agevole accesso alle diverse opportunità di finanziamento disponibili.

La lista prosegue con varie altre indicazioni, molte delle quali sono già state messe in essere nelle settimane scorse in questa fase finale di H2020, ed altre cominceranno a prendere forma in vista del lancio del prossimo Horizon Europe.

A proposito di questo, possiamo certamente affermare che rispetto all’iniziale calendario di marcia verso la fatidica data di inizio del 1 gennaio 2021, siamo oramai in ritardo di almeno un paio di mesi. A gennaio di quest’anno, avremmo imputato gli eventuali slittamenti alla lentezza del processo di definizione del bilancio europeo 2021-2027, ultimo grande baluardo verso la definizione di un budget per Horizon Europe che sembrava oscillare dai più rosei 100 miliardi di euro a più conservativi 87, miliardo più miliardo meno. Oggi avremmo giustificazioni ben più convincenti e solide nell’ammettere la possibilità di un avvio ritardato del futuro programma, …o forse no?

Lungi dal voler trovare elementi di positività in tutta questa situazione, la necessità di rilanciare l’investimento in ricerca e sviluppo non è mai stata percepita e condivisa in maniera così forte da tutti come in questo momento. Se pur nelle difficoltà contingenti, il rimboccarci le maniche tutti insieme, Commissione, Stati membri e comunità di utenti, e provare a recuperare il ritardo accumulato non solo è possibile ma diventa oggi un atto dovuto.

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