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Esperienze d’eccellenza
| Federica Tanlongo | internazionale
Colloquio con la prof.ssa Romani
Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Perugia, Luigina Romani ha svolto la sua formazione post-dottorato in immunologia presso il NIH, Bethesda, Maryland USA, ed è attualmente Professore Ordinario di Patologia presso l’Università di Perugia. La sua esperienza nel settore dell’immunopatogenesi e immunoregolazione delle infezioni, con particolare enfasi al ruolo dell’infiammazione cronica nella patogenesi del processo infettivo, è internazionalmente riconosciuta.
Diverse molecole da lei studiate sono state brevettate per terapie d’uso in infezioni ed immunopatie. Recentemente lei e il suo team si sono assicurati con il progetto FunMeta un grant europeo da parte dell’European Research Council (ERC), un riconoscimento prestigioso a cui soltanto progetti eccellenti possono aspirare. Ecco i segreti del suo successo.
Luigina Romani
Università degli Studi di Perugia
Professore Ordinario di Patologia
Quali sono gli ingredienti del vostro successo, sia sotto l’aspetto scientifico che della costruzione del progetto?
Se si parla di ingredienti la prima cosa da dire è che, questa volta, la ricetta non è segreta, non ci sono trucchi da non poter svelare. L’ingrediente principale è la passione per un lavoro armonizzato, svolto da una fitta rete di persone che operano quotidianamente insieme e si confrontano per raggiungere risultati mai “ultimi”, ma sempre in movimento. Tra gli ingredienti, chiaramente, deve regnare una vicendevole disponibilità al fine di potenziare la ricchezza e le proprietà di ciascuno. A tutti quanti, senza dubbio, è comune la passione, per dirla con le parole di Stravinskij, quell’ “…appetito che si risveglia […] alla sola idea di mettere in ordine vari elementi trascritti”… che “non ha assolutamente carattere fortuito come l’ispirazione, ma abituale e periodico, se non addirittura costante, come una necessità naturale”
APRE offre una gamma di corsi di uno o più giorni finalizzati alla presentazione di proposte di successo nei programmi europei di finanziamento della ricerca. I partecipanti possono imparare a presentare una proposta in modo chiaro, dettagliato e pertinente a tutte le richieste del bando, rendendola competitiva dall’idea progettuale fino alla rendicontazione e all’eventuale sfruttamento dei risultati. Con i Punti di Contatto Nazionali per le varie priorità, APRE offre anche consulenza specifica sulle proposte che si intendono presentare.
Per maggiori informazioni:
www.apre.it/corsi-di-formazione
Quali difficoltà avete trovato?
In primo luogo abbiamo incontrato le difficoltà credo comuni ai grandi investimenti, le problematicità purtroppo note a tutti coloro che operano nel campo della Ricerca Scientifica e che si trovano ad interagire, propedeuticamente, con un contesto nazionale. Prese per note queste difficoltà per così dire “comuni”, posso aggiungere che la difficoltà intrinseca di ERC non è tanto riconducibile al prodotto finito, quanto allo sforzo per produrre i suoi ingredienti: ERC è una pietanza arrivata in seguito e a coronamento di un grandissimo sforzo focalizzato su altri progetti, prodotti che di ERC sono stati l’anticipazione e la necessaria premessa.
Cosa consiglierebbe di fare ad un ricercatore italiano con una buona idea progettuale che volesse tentare di aggiudicarsi un finanziamento europeo per realizzarla?
Credo fermamente che le buone idee nascano dal confronto reciproco, dall’integrazione, dalla collaborazione, dall’apertura, non dalla chiusura. Forse è questo uno dei pochi casi in cui il prodotto vincente non deve essere a “km0”. Non è vincente partire dall’idea ingegnosa e cercare poi il programma su cui promuoverla. I due aspetti, idea e progetto, funzionano un po’ come “convergenze parallele”. Le buone idee vanno “fatte volare” all’interno della rete con cui si lavora nel quotidiano. Occorre pertanto condividerle, pur tutelandole, per poi potenziarle all’interno di un programma.
FunMeta è un progetto di ricerca in campo medico, in particolare nel settore delle malattie fungine, che coniuga l’avanzamento delle conoscenze nell’ambito della patologia infettiva con sviluppi applicativi di assoluta novità: si propone, grazie a una serie di tecnologie “omics” di avanguardia, di scoprire, nel paziente a rischio, nuovi marcatori biologici di infezione o di malattia.
Cosa invece va evitato assolutamente?
L’improvvisazione. Non c’è spazio. Il cuore della rete deve essere collaudato, non si può improvvisare: questo ricadrebbe sulla validità e l’organicità scientifica del progetto.
Nella sua esperienza, come sono visti i nostri ricercatori in Europa e nel mondo?
Ci sono dei punti di forza che ci vengono riconosciuti o delle debolezze che ci vengono abitualmente attribuite? Non riesco a generalizzare questo aspetto: l’UE utilizza i Programmi come potenti strumenti per incoraggiare e sostenere la mobilità dei Ricercatori. Sta al Singolo cogliere questa opportunità. Dico sempre che la “fuga dei cervelli” non sia da considerarsi un’intimidazione: è per me un bel pungolo da dover affrontare in modo ingegnoso.
Italia e FP7 : i numeri
- 2.221 M€ i finanziamenti ottenuti
- 8,43% del budget totale assegnato
- 43.697 i partecipanti nelle proposte
- 7.122 quelli arrivati in negoziazione
- 12,3% il tasso di successo dei coordinatori italiani
- 14,1% il tasso di successo di proposte coordinate da enti di ricerca italiani
Buone performance
È il CNR il primo partecipante italiano, lo scorso anno 12° nella classifica europea (5° tra gli enti di ricerca) con ben 441 progetti finanziati, mentre nel settore Accademia il primo italiano è l’Università di Bologna, al 43° posto (27° tra le università e le istituzioni di formazione superiore). Per vedere un’industria italiana in classifica bisogna arrivare al 173° posto (7° nella sua categoria).
Dai un voto da 1 a 5, ne terremo conto per scrivere i prossimi articoli.
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