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La via verso la digital preservation passa da qui
| Federica Tanlongo | internazionale
Colloquio con la Dott.ssa Caffo
Quali sono le motivazioni dietro alla ideazione di INDICATE? Quali i bisogni specifici cui il progetto cerca di rispondere?
INDICATE nasce dall’esperienza maturata sul tema delle infrastrutture per il patrimonio culturale digitale nell’ambito del progetto DC-NET e dalla vocazione del Ministero per i beni e le attività culturali alla collaborazione con i paesi del Mediterraneo.
Conclusosi nel marzo 2012, DC-NET ha riunito otto ministeri della cultura europei per discutere sulle opportunità che le e-Infrastructure usate nel mondo della ricerca scientifica possono offrire a chi si occupa di patrimonio culturale digitale.
Rossella Caffo
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direttore ICCU
I risultati sono stati molto promettenti ed è per tale ragione che si è pensato di allargare il dibattito, includendo nuovi paesi e coinvolgendo direttamente nel dialogo i gestori di infrastrutture digitali.
Quali sono gli aspetti più innovativi?
Senza dubbio l’approccio concreto e sperimentale. Le attività principali di INDICATE sono organizzate in tre casi d’uso relativi ai campi della conservazione a lungo termine dei contenuti digitali, delle mostre virtuali e della geo-referenziazione dei dati culturali, più due pilot sull’apertura di sistemi grid per l’uso di archivi digitali distribuiti e collaborativi ad utenti non esperti e per la ricerca semantica; in entrambi i casi non si tratta di nuove attività di ricerca e sviluppo, ma della trasposizione su una infrastruttura digitale di attività comunemente svolte da chi si occupa di patrimonio culturale, con le conseguenti analisi e definizione di buone pratiche.
Quali sono i risultati più rilevanti raggiunti dal progetto? Oltre alla comunità stessa, ci saranno altri beneficiari?
I risultati di INDICATE sono di diversa natura: uno dei pilot ha ad esempio consentito alla comunità del Digital Cultural Heritage di sperimentare un approccio collaborativo al lavoro. Mi riferisco alla creazione dell’eCulture Science Gateway (eCSG) che, basandosi su un’infrastruttura grid, permette di investigare il potenziale delle infrastrutture per il patrimonio delle istituzioni partecipanti. Il pubblico del Digital Cultural Heritage è stato raggiunto grazie al coinvolgimento di molte decine di esperti europei nei cinque workshop tematici che si sono tenuti nei paesi partner e che hanno dato origine a due pubblicazioni sulle mostre e le performance virtuali e sulle buone pratiche analizzate nei pilot. La visione del consorzio per il progresso delle infrastrutture e del digital cultural heritge è stata infine sintetizzata nella Paris Declaration, un vero e proprio manifesto verso Horizon 2020.
Benché guidato dalla comunità del Digital Cultural Heritage, INDICATE porta all’interno del consorzio importanti componenti infrastrutturali, come le NREN. Com’è stata l’esperienza di far comunicare e collaborare questi due mondi apparentemente lontani?
È stata senza dubbio una bella sfida, perché non posso nascondere che talvolta il dialogo è stato complesso: non solo la conoscenza reciproca era limitata, ma anche il linguaggio tecnico molto diverso. Ad ogni modo, i vari interlocutori si sono dimostrati capaci di mettersi alla prova nei tre pilot del progetto: la volontà di dimostrare in termini pratici come il patrimonio culturale digitale possa beneficiare dei servizi offerti dalle e-Infrastructure è stata l’azione più efficace per lo sviluppo di una comunicazione più fluida tra i due mondi.
In base anche all’esperienza di INDICATE, qual è secondo lei il valore aggiunto che le e-Infrastructure possono portare alla comunità del Digital Cultural Heritage? Cosa vi aspettate dai partner tecnologici come le NREN?
Il valore aggiunto sta in primo luogo in servizi avanzati per la ricerca, soprattutto per quanto riguarda il tema della digital preservation, uno degli scogli maggiori per chi si occupa di Digital Cultural Heritage e nello stesso tempo sembra essere quello dove la cooperazione con le e-Infrastructure appare più immediatamente realizzabile. Dalle NREN ci aspettiamo un approccio collaborativo per affrontare le priorità della ricerca nel Digital Cultural Heritage come le abbiamo definite nel progetto DC-NET e un’attenta attività di alfabetizzazione tecnologica verso gli istituti culturali.
Quali saranno i prossimi passi?
La visione per il prossimo futuro è è quella di sviluppare servizi avanzati dedicati ai beni culturali, sia integrando quanto le e-Infrastructure già offrono, sia creandone di totalmente nuovi. Tutto ciò è realizzabile solo mettendo in atto un coordinamento operativo a livello europeo e internazionale tra gli attori dei beni culturali digitali e le organizzazioni che gestiscono e offrono accesso alle infrastrutture digitali per la ricerca. In questa prospettiva nasce una nuova iniziativa, il progetto DC-MAP, che contribuirà alla definizione di una roadmap europea per la digital preservation.
Per maggiori informazioni:
www.indicate-project.eu
https:// indicate-gw.consorzio-cometa.it
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