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Arrivare preparati all’università, ai tempi di Internet
| Diana Cresti | internazionale
Il progetto europeo Up2University lavora con le scuole secondarie per introdurre in questo ambito metodi e tecnologie del mondo accademico
Quanti di noi si ricordano il primo anno di università? Un mondo così diverso e una sfida per troppi insormontabile. Ancor oggi i numeri parlano di un tasso di abbandono nel primo anno intorno al 50%. Con l’avvento degli strumenti digitali nei corsi universitari, il problema rischia di esacerbarsi se le scuole rimangono ferme alle metodologie e ai curricula tradizionali.
Peter Szegedi
GÉANT Association
Project Development Officer
Il progetto europeo Up2University, di cui GARR fa parte, vuole contribuire a dare una risposta a questi problemi. Finanziato dalla Commissione europea e di durata triennale, il progetto intende offrire una piattaforma e-learning integrata e sicura che potrà diventare un servizio delle NREN per le scuole secondarie. La piattaforma includerà strumenti avanzati per la didattica come i Learning Management System (LMS) tipo Moodle, servizi per la creazione e condivisione di contenuti multimediali e le repository come EduOER, piattaforme social e di comunicazione con gli insegnanti. Il tutto ospitato nella cloud. Ne abbiamo parlato con Peter Szegedi, coordinatore del progetto.
Ci racconti come è nato il progetto...
I servizi per le scuole sono un’evoluzione naturale per le NREN che già supportano le università e infatti circa metà di loro hanno un mandato ufficiale in questo senso. In molti abbiamo ragionato sul fatto che, oltre alla connettività a banda ultralarga e i servizi classici come eduroam o la gestione sicura delle identità, potremmo offrire anche servizi specifici per le scuole, in particolare per supportare il processo di apprendimento. Infatti alcune NREN offrono già piattaforme e-learning alle loro scuole.
UP2U VUOLE RIDURRE IL DIVARIO TRA SCUOLA E UNIVERSITÀ PER CONTRASTARE LE CAUSE ALLA BASE DEGLI ELEVATI TASSI DI ABBANDONO
Allo stesso tempo la Commissione europea vuole incentivare una evoluzione innovativa di metodi e strumenti pedagogici nelle scuole europee, per questo ha bandito una call a cui noi abbiamo risposto appunto con il progetto Up2University.
Il progetto si prefigge in particolare di ridurre il divario tra scuola secondaria e università. Avendo parlato con insegnanti delle scuole secondarie, docenti universitari e psicologi, sappiamo che c’è un tasso di abbandono molto alto nel primo anno di università, che si collega con due problematiche: la prima è la tecnologia stessa che uno studente trova quando arriva all’università, come le piattaforme video, gli LMS, i sistemi di registrazione online; la seconda è lo stile didattico, in cui uno studente abituato al sistema scolastico tradizionale deve improvvisamente diventare un adulto responsabile e indipendente, con il giusto senso critico per un processo di apprendimento ottimale.
Come funziona il vostro rapporto con le scuole?
Per guidare l’evoluzione della piattaforma abbiamo un comitato tematico (Subject Matter Committee) che si occupa di ottenere dei feedback dalla comunità delle scuole tramite sottocomitati nazionali. È importante capire i requisiti specifici di ogni Paese perché ciascuno ha le sue peculiari necessità e il proprio grado di avanzamento in questo settore.
LA PARTNERSHIP
Up2U è guidato da GÉANT e coinvolge, oltre a GARR, le reti della ricerca greca, israeliana, lituana, polacca, portoghese e ungherese, il CERN e un altro importante centro di ricerca europeo, il tedesco GWDG e alcune grandi università tra cui per l’Italia figura la Sapienza di Roma. A questi si aggiungono due partner commerciali, la multimedia company spagnola Teltek e la tedesca OwnCloud, che realizza software per il personal data storage e la condivisione di file.
LE SCUOLE GARR
si è fatto promotore del coinvolgimento di alcune scuole nel progetto pilota. Tra queste: IIS Euclide di Bari, ISIS Europa di Pomigliano d'Arco (NA), Liceo Modigliani di Padova, ITI Cannizzaro di Catania, Liceo di Ceccano (FR), IC Fraentzel Celli di Roma.
Stiamo anche conducendo sondaggi, interviste e discussioni con gli insegnanti. Abbiamo contatti con scuole pilota identificate in ogni Paese; stiamo cercando di coinvolgere insegnanti che siano disposti a usare alcuni di questi nuovi strumenti e metodi. Siamo consapevoli che iniziative come questa potrebbero creare un onere in più per loro, che spesso sono obbligati a seguire un curriculum molto rigido. Cerchiamo quindi di offrire solo strumenti che possano facilitare il lavoro che fanno già, con il supporto di tutorial o consulenze. Vogliamo creare un ambiente di condivisione di esperienze reali, e abbiamo programmato incontri in lingua locale in ogni Paese.
Nel frattempo renderemo disponibili online vari materiali per dare un’anteprima di quello che si può fare, offrendo degli esempi concreti da valutare. Tutto questo sarà gestito nella cloud, per cui basterà un computer collegato alla rete per esplorare l’intero ecosistema. A regime, speriamo di poter avere da 5 a 10 scuole pilota per ogni Paese, che poi possano diventare a loro volta “ambasciatori” delle nuove metodologie presso altre scuole e idealmente presso i ministeri.
Come è strutturata la piattaforma?
Il nostro progetto non mira a sviluppare le componenti della piattaforma: di queste ce ne sono già in abbondanza. Piuttosto ci concentriamo sulla metodologia e l’adattamento dell’ambiente in risposta al feedback ottenuto. Quindi prevediamo un percorso esplorativo che parta dai casi d’uso e dagli esempi pratici: cos’è e come funziona una flip class, l’apprendimento video-based o project-based, come creare un’aula virtuale. Tra queste, l’insegnante può scegliere un caso particolare e da quello accedere agli strumenti usati in quel contesto. In ogni momento sarà possibile accedere agli altri servizi grazie alle integrazioni che stiamo sviluppando. Inoltre, tutti i servizi saranno integrati con un sistema di learning analytics che fornirà dati e statistiche utili per l’insegnante: ad esempio quante volte un video è stato guardato da un certo studente, o se lo studente ha fatto qualche altra ricerca legata al video, e via discorrendo.
Infine, quando un insegnante avrà fatto un certo percorso e acquisito un’esperienza, che sia positiva o negativa, gli chiederemo di scrivere il caso d’uso per condividere la propria esperienza, che verrà pubblicata in prima pagina sulla piattaforma per i colleghi alle prime armi.
Quindi possiamo dire che l’aspetto chiave è l’integrazione …
Il lavoro sull’integrazione dei componenti implica la loro interoperabilità. L’intera piattaforma deve essere modulare e scalabile, e si deve evolvere in risposta ai requisiti che emergono dall’uso che ne fanno gli insegnanti. Per esempio, attualmente abbiamo adottato Moodle come LMS, ma non ci vogliamo irrigidire su questa scelta. Se un domani emerge una preferenza per un LMS diverso vogliamo essere in grado di sostituirlo facilmente nella piattaforma. Per questo le nostre interfacce seguono lo standard LTI (Learning Tool Interoperability) di IMS Global. Oppure, se uno strumento non è compatibile con lo standard ma riscuote successo tra gli utenti, si può decidere di sviluppare una API che lo renda tale.
Un altro elemento importante che come NREN garantiamo è l’aderenza dell’intera piattaforma alla GDPR (General Data Protection Regulation), che sarà completata entro un anno. I dati generati dagli strumenti analitici potranno essere utilizzati per fare confronti tra scuole, oppure tra diversi Paesi, magari per capire come si è inquadrati nel contesto europeo, ma sempre con l’opzione della anonimizzazione.
E riguardo all’evoluzione futura della piattaforma?
Per il futuro stiamo pensando di creare un sistema a punti tipo Open Badges, in cui per esempio uno studente può guadagnare un badge quando completa un corso. Questo potrebbe poi essere integrato con i sistemi esistenti di valutazione scolastica. Vorremmo anche aprire la piattaforma ai fornitori privati, per poter avere più varietà di contenuti ospitati sulla piattaforma. Sappiamo che preferiscono usare le loro piattaforme proprietarie, però se si trova un modo di collaborare con loro sulla creazione di contenuti si può immaginare di poterli offrire in futuro anche su quella di Up2U.
Un altro aspetto importante è che l’intera piattaforma, attualmente ospitata nella cloud dei nostri partner, sarà portabile, nel senso che l’intero pacchetto open source sarà disponibile per chiunque voglia installarlo e offrirlo sulla propria cloud.
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