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Scuola: un ponte hi-tech per l’università
Scuola: un ponte hi-tech per l’università

Scuola: un ponte hi-tech per l’università

| Elis Bertazzon | la voce della comunità
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Up2U: formare i docenti delle superiori per preparare i ragazzi all’università

Più di un anno fa partiva il progetto europeo Up2U, pensato per gli studenti delle scuole superiori e per i loro docenti con lo scopo di far loro acquisire le competenze e prepararli all’uso delle tecnologie che dovranno padroneggiare all’università.

English abstract UP2U, a bridge to university
In 2016 the EU project Up2U kicked off with the aim to provide high school students with the skills and the use of the technologies they will need to master at the university. At the end of the first training pilot for teachers, we interviewed some of the participants to learn about their experience.

Donatella CesareniDonatella Cesareni
Sapienza Università di RomaFacoltà di Medicina e Psicologia Dip. di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
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Nadia SansoneNadia Sansone
Sapienza Università di Roma Facoltà di Medicina e Psicologia Dip. di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
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A conclusione del modulo di formazione dei docenti delle scuole, ci siamo fatti raccontare dai protagonisti italiani come sta andando. Alla Sapienza abbiamo incontrato le menti pedagogiche del progetto, professoresse Donatella Cesareni e Nadia Sansone.

Come potrà Up2U preparare i ragazzi delle superiori all’università?

Il progetto Up2U nasce per supportare la transizione degli studenti dalle superiori all’università. Per raggiungere quest’obiettivo, i partner del progetto hanno messo a punto una piattaforma tecnologica per promuovere la sperimentazione di una serie di modalità didattiche in cui gli studenti devono svolgere attività concrete, costruire prodotti, lavorare insieme mentre apprendono contenuti curricolari e competenze trasversali cruciali.

Nel corso del primo anno del progetto, dopo un’attenta analisi della letteratura e delle policy governative, integrata col punto di vista degli insegnanti, queste competenze sono state identificate in: lavoro collaborativo, creatività, approccio critico alle informazioni, motivazione e resilienza. Per favorirne lo sviluppo, Up2U punta sull’utilizzo di un ecosistema tecnologico composto dalla piattaforma Moodle, potenziata da una serie di tool e plug-in che la rendono più interattiva e creativa, come forum di discussione, moduli questionario e compito o risorse embedded.

LA MEDIAZIONE TECNOLOGICA HA SENSO SOLO SE PROGETTATA E GUIDATA DA DOCENTI CHE L’HANNO SPERIMENTATA IN PRIMA PERSONA

Questo ecosistema va concepito come uno strumento a supporto dei principi di apprendimento studentcentred dove la mediazione tecnologica ha senso solo se progettata e guidata da docenti che hanno sperimentato in prima persona questi principi e le tecniche che poi sono chiamati ad applicare coi propri studenti. Solo in questo modo è infatti possibile sfruttare le potenzialità degli strumenti e promuovere competenze critiche quali il problem solving, il pensiero creativo, le competenze metariflessive, la motivazione.

Come avete strutturato un corso per docenti con diversi stili di insegnamento e livelli di digitalizzazione?

Il percorso di formazione ha favorito una partecipazione flessibile e personalizzata. Gli insegnanti hanno quindi potuto interagire a seconda delle diverse competenze e conoscenze, modulando il percorso e potendo familiarizzare gradualmente con questa nuova modalità didattica. Ciò è stato reso possibile da: percorso con fasi a complessità crescente; supporto tecnologico costante e strumenti tarati sulla base delle competenze rilevate in avvio; risorse diversificate, tali che ciascuno potesse scegliere le proprie (da principi pedagogici ad approfondimenti sul concetto di algoritmo), a seconda dell’interesse e della specifica disciplina insegnata; assegnazione di responsabilità specifiche (come il coordinatore del gruppo); laboratorio di progettazione didattica in cui mettere in campo quanto appreso, creando il proprio progetto Up2U da utilizzare in classe, a partire dell’autunno 2018. Così ciascun insegnante ha potuto plasmare il percorso di apprendimento sulla base dei suoi interessi e anche della familiarità con un certo tipo di didattica e con le tecnologie.

Quali saranno le prossime tappe?

Stiamo analizzando i dati raccolti finora, con l’obiettivo di verificare gli aspetti migliorabili e di consolidare quelli che invece hanno funzionato al meglio. Siamo anche coinvolti nella fase di costruzione di nuovi percorsi multimediali, che ci permetteranno di offrire un’esperienza ancora più ricca agli insegnanti della nuova fase di formazione che sarà avviata in autunno. Questa prima fase è stata, infatti, una sorta di pilot esplorativo volto a mettere a punto il metodo, sia nella logistica che nella didattica, grazie alle osservazioni fatte in sede di svolgimento e ai feedback forniti dagli insegnanti.

Ma l’autunno sarà anche dedicato al training on-the-job, ovvero all’affiancamento degli insegnanti già formati che accompagneremo nella fase di implementazione dei progetti didattici che hanno sviluppato. Nel farlo, saranno seguiti attraverso un supporto sia metodologico che tecnologico, consapevoli che la sfida maggiore è proprio quella di passare dalla teoria alle classi concrete, applicando quanto si è appreso e sperimentato in prima persona.

Il punto di vista della scuola

Ma come è andato il pilot formativo? Lo abbiamo chiesto alla rappresentante del Liceo Ceccano (Frosinone).

Rita Irene CiprianiRita Irene Cipriani
Liceo di Ceccano (FR)
Insegnante di Francese e Animatrice Digitale
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Professoressa Cipriani, come si è avvicinata al progetto Up2U?

La mia scuola fa parte da anni della rete GARR e nell’autunno del 2016 siamo stati invitati a prendere parte al progetto Up2U. Ho aderito subito con slancio perché convinta della necessità di stabilire un ponte tra le competenze in uscita dal liceo e quelle richieste dalle università anche al fine di evitare l’abbandono al primo anno di corso per molti studenti. Il problema più grande è capire quali strumenti fornire, quali le competenze richieste, spesso informali che difficilmente la scuola secondaria riesce a valutare.

Qual è stata la sua esperienza e quali sono i vantaggi per una scuola?

Lavorare su piattaforma Moodle è stato molto formativo. Personalmente avevo frequentato altri corsi di formazione specifici, ma non ero poi riuscita a entrare bene nella logica di questo straordinario mezzo di condivisione del lavoro. In particolare, lavorare in ambiente condiviso, in team è stato utile e innovativo. Ancora troppo spesso nella scuola superiore i docenti trovano difficoltà nel lavorare in gruppo su obiettivi e metodi comuni. Prima ho preferito lavorare con le Google apps, le ritenevo più facili ed intuitive. Questo corso mi ha permesso di conoscere tool nuovi ed ho apprezzato la facilità dell’approcciodidattico del learning by doing.

Inoltre, Up2U mi ha aiutata a dare una struttura all’utilizzo di questi strumenti innovativi (che prima andavano un po’ ad intuizione) in modo da riuscire a tenere alta l’attenzione durante la lezione. In questo modo i ragazzi si responsabilizzano, vengono divisi in gruppi e viene loro assegnato un ruolo (role taking), si assegna loro un compito ed una tempistica certa e ciò li prepara a gestire le risorse e a lavorare in gruppo, capendo che l’uno è limite e risorsa per l’altro. Up2U dà una struttura all’uso degli strumenti innovativi, fornendo un template per la preparazione delle lezioni che aiuta a focalizzare obiettivi, risultati attesi e attività collegate.

Come definirebbe il livello di preparazione dei partecipanti? E l’interazione nel gruppo?

Il gruppo era eterogeneo per competenze digitali, alcuni molto esperti ed altri con competenze di base. Molto è dipeso anche dalla diversa pratica didattica utilizzata a scuola, oltre che dall’accesso alla rete e ai dispositivi della scuola di appartenenza. Non è stato facile lanciarsi, per noi che non siamo dei nativi digitali, ha richiesto una volontà di mettersi in gioco, sicuramente alimentata dalla curiosità e dalla voglia di sperimentare.

Inoltre non ci conoscevamo: dopo l’incontro più tecnico tenuto dal team GARR siamo stati divisi in gruppi e abbiamo lavorato online su un progetto, collaborando sulla piattaforma Up2U. Ciò ha permesso di mettere in comune anche le nostre conoscenze, una specie di contaminazione two way, come quando ci è stato chiesto di preparare uno scenario pedagogico ed io ho sfruttato un argomento che stavo già facendo in classe (il ‘68). La cosa più bella è stata che, senza conoscersi, si è creato un team a partire da un’idea e abbiamo lavorato senza filtri legati ai rispettivi ruoli. Non è stato facilissimo, proprio perché ognuno partiva da livelli diversi: per esempio abbiamo usato il blog come modo per scriverci anziché l’apposito sistema di messaggistica. Però, anche grazie al coaching dei tutor, ce l’abbiamo fatta.

Dal punto di vista didattico, pensa di utilizzare ciò che ha appreso?

PRIMA USAVO GLI STRUMENTI TECNOLOGICI IN CLASSE IN MODALITÀ SPOT, NON A SISTEMA

Personalmente ho già cominciato, applicando in classe quanto stavo imparando al corso. Per esempio, facendo delle microlezioni con delle voci fuori campo oppure usando Padlet, che è stato un vero successo. Grazie ad esso i ragazzi hanno prodotto delle presentazioni condivise bellissime, delle mappe concettuali ma con la possibilità di integrare immagini, filmati, GIF e audio. Per crearle, i ragazzi hanno dovuto esercitarsi a selezionare le informazioni da siti attendibili. Inoltre, il Padlet veniva arricchito dal lavoro degli altri, e ciò ha aumentato l’apprendimento.

La presenza della rete GARR può facilitare l’adozione di nuove metodologie didattiche, come quelle di Up2U?

PARTECIPA CON LA TUA SCUOLA!

Sei interessato ad Up2U e vorresti far partecipare la tua scuola al progetto? Scrivici a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Logo Up2U

Certamente, lavoro da 5 anni nel Liceo di Ceccano, Liceo 3.0, in cui grazie alla rete GARR le lezioni tradizionali frontali sono assai marginali. Ad esempio da noi il BYOD è pratica comune e quotidiana. Ciascuno studente in classe utilizza il proprio dispositivo, smartphone, tablet o laptop per lezioni dinamiche e partecipate. La piattaforma Up2U sarà un’occasione in più di grande valore per noi. Per poter sfruttare questo tipo di risorse serve una buona connettività, e noi grazie alla rete GARR, lo possiamo fare con successo da anni.

E ora che si è concluso il pilot formativo, cosa succederà?

Il primo corso ha posto le basi per un lavoro futuro. Nulla è veramente concluso, speriamo invece sia l’inizio di un lavoro in team più approfondito. Si è creato un ottimo clima collaborativo che ha stimolato interesse e curiosità nella maggior parte di noi. Ora siamo a disposizione dell’università e in autunno scopriremo i prossimi passi. Per ora, penso che questo progetto sia l’apertura di un dialogo tra università e scuole, e ciò non può essere che positivo.

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