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Curiosità e voglia di non tirarsi mai indietro

Curiosità e voglia di non tirarsi mai indietro

| Gabriella Paolini | ieri, oggi, domani

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Dagli esordi agli anni in GARR, Gabriella Paolini racconta la sua passione per gli inizi

Da 27 anni lavoro nel mondo di Internet. Ho iniziato come tecnico di telecomunicazioni. Sono appassionata di teatro, di cinema, di musica, di arte in generale. Ho fatto e continuo a fare la speaker radiofonica e la giornalista. Le mie passioni si sono sempre contaminate l’una con l’altra. Ho cercato per anni un filo conduttore e penso di averlo trovato nel significato che per me ha la comunicazione, in tutti i suoi aspetti, dal reale al virtuale, da chi comunica ai media usati per comunicare.

Internet è il più potente dei media. È un amplificatore di spazio e di tempo. Ripeto spesso a chi vuole dare all’uso di Internet visioni catastrofiche e negative, a chi lo incolpa di aver rovinato i ragazzi, che Internet è soltanto un mezzo di comunicazione molto efficiente che pone tutti i suoi utilizzatori nell’opportunità di ricevere ma anche di trasmettere. Un mezzo che, se utilizzato nelle sue specificità, come l’interattività, la capillarità, la potenza delle risorse condivise, può esaltare qualsiasi informazione trasmessa. Internet, questo mezzo così potente, è ormai da anni il mio fedele compagno di viaggio.

Gli inizi

Sembra ieri… Ero ancora ad Empoli, la mia città d’origine, ed avevo appena terminato un corso annuale post diploma di programmazione. Era il 1987. Iniziai inoltre a lavorare per una radio locale molto conosciuta sul territorio. Come spesso succede nelle realtà piccole e dinamiche, mi occupavo di diverse cose. Facevo la giornalista e la speaker radiofonica e programmavo nel nascente Videotel, un antesignano sistema di telecomunicazioni alla portata di tutti. Dopo esser diventata giornalista pubblicista, sono diventata direttore responsabile del giornale della radio, uno dei primi esempi di free press distribuita allo stadio.

Mi sono sempre piaciuti gli inizi, le prime volte, quando tutto può accadere. Mi piace fare da apripista, esserci in quei momenti in cui tutto si può creare, i momenti del “perché no?”, in cui un progetto nasce ed è possibile lasciare la propria impronta, dare il proprio contributo in quello in cui si crede. È stato un po’ il fil rouge della mia vita, anche quando non l’ho espressamente cercato. Proprio in quegli anni ricordo un episodio curioso mentre facevo un articolo di resoconto di una partita dell’Empoli che giocava in serie B. Quella domenica la serie A non giocava e il mio pezzo era stato scelto per la pagina nazionale dell’Unità di cui ero corrispondente. Stavo dettando il mio articolo alla persona addetta a trascriverlo (allora si faceva così!) e mi venne chiesto il nome dell’autore. Quando gli risposi che ero io l’autrice, la persona all’altro capo del telefono rimase molto stupita e mi disse che ero la prima donna a scrivere un resoconto di una partita di calcio per l’Unità.

Nella mia vita lavorativa non mi sono mai chiesta se quel lavoro fosse “da uomo o da donna”. Sono sempre andata laddove erano le mie passioni e le mie competenze, anche se mi sono trovata spesso in ambienti prettamente maschili. Ho sempre un po’ sfidato le convenzioni e l’ho fatto portando me stessa e i miei colori, anche dove si respirava solo il grigio.

Lavorando con il Videotel, e più in generale con la programmazione e la computer grafica ho avuto modo di addentrarmi sempre di più nel mondo della tecnologia e, dopo diversi trasferimenti, questo mi ha portato nel 1995 ad arrivare a Bologna per lavorare come tecnico delle telecomunicazioni per il provider Internet TZ Net. Era il periodo dei primi servizi interattivi su Internet, dei primi provider locali. I modem ancora fischiavano e io dovevo tenerne a bada un bel po’. Inoltre realizzavo i primi siti web interattivi, programmando con ASP, ed ho lavorato, ad esempio, al progetto del primo cercocasa.it. Mentre lavoravo per TZ Net, partecipai al primo corso RIPE organizzato in Italia per la creazione di un Local Internet Registry (LIR).

GARR

Ed è attraverso l’attività svolta in TZ Net che ho conosciuto GARR. Ho partecipato fin dall’inizio alle discussioni per il nascente registro dei domini .IT, facendo parte del gruppo GARR ITA-PE. Valeria Rossi l’ho conosciuta proprio lì e fu lei a parlarmi della possibilità di lavorare al GARR. E fu così che nel 2000 iniziai la mia avventura nel GARR-NOC, mettendo a frutto da subito la mia esperienza nella gestione delle reti e dei domini. Ho creato il servizio NIC per l’assegnazione dei nomi a dominio per la comunità GARR e ho riorganizzato tutta la gestione delle reti IP. In quel periodo ho fatto anche tante altre cose, come partecipare alla creazione del NAP Nautilus, successivamente NAMEX, in rappresentanza di GARR, ma anche, ad esempio, organizzare i contenuti del sito web. Nel 2003 ho creato il logo che fu scelto per rappresentare il Consortium GARR alla sua nascita. Un logo che rappresenta l’Italia unita da un’unica rete.

GARR cominciava in quegli anni a dare forma al suo progetto di comunità multidisciplinare che, in uno scambio continuo, partecipa attivamente alla definizione delle caratteristiche della rete. Ed infatti nel 2002 nasceva l’evento, il IV incontro di GARR-B, che fece poi da apripista alle future conferenze e workshop GARR. Decidemmo di coinvolgere in maniera molto attiva la comunità e mi venne in mente l’idea di lanciare la prima “call for papers” per raccogliere i contributi più innovativi relativi all’utilizzo della rete da parte dei nostri utenti.

Di quegli anni ricordo anche la mia partecipazione ai RIPE meeting, momenti collaborativi fra tutti i LIR. Fu nel 2001 che si incominciò a parlare di 6Net, progetto finanziato dalla Commissione europea, coordinato da CISCO insieme alle reti della ricerca europee per creare un pilot e provare che IPv6 funzionava. Pensai allora che sarebbe stato utile creare una comunità di lavoro IPv6 tutta italiana. Organizzai tutorial in giro per l’Italia con il coinvolgimento di un gruppo di giovani ricercatori provenienti dall’Università di Roma Tre e dall’Università di Pisa, fra i quali Lorenzo Colitti, che sarebbe poi diventato uno dei maggiori esperti nel mondo di IPv6. Misi insieme realtà che si erano già occupate singolarmente di IPv6 per farle lavorare tutte insieme. Alla fine del progetto abbiamo implementato IPv6 sulla rete GARR. Era il 2005, siamo stati tra i primi in Italia a parlarne e a fare formazione sull’argomento e da allora abbiamo continuato a farlo all’interno degli enti. Sorrido se penso che mi chiamavano Lady IPv6 e che la mia dedizione per la promozione di IPv6 per anni è stata riconosciuta “ufficialmente” dai motori di ricerca, visto che digitando semplicemente “IPv6”, il primo risultato era un mio tutorial sull’argomento. Di IPv6 mi sono continuata ad occupare anche negli anni seguenti, in particolare facendo divulgazione e formazione, anche attraverso una rubrica fissa all’interno del nostro magazine GARR NEWS.

La formazione: una sfida e una passione a doppio binario

Ho sempre creduto nell’importanza di crescere e conoscere cose nuove, non solo per me ma anche per gli altri e per questo ho ritenuto importante dedicare impegno alla formazione delle persone. Mi piace il detto di non regalare pesci ma di insegnare a pescare. E i miei pesci sono le conoscenze del mondo digitale in tanti suoi aspetti, ed ho sempre considerato le mie canne da pesca come qualcosa da condividere. Da quando i miei figli hanno iniziato il percorso scolastico ho capito che di solito le scuole tralasciano gli aspetti di formazione legati alla tecnologia. Questo si trasforma in un gap digitale che non riguarda solo gli studenti, ma in generale tutta la comunità scolastica. Per questo il mondo della scuola è diventato una mia fissazione per promuovere l’utilizzo della tecnologia in modo corretto e senza preconcetti. Ho partecipato a diversi progetti per il collegamento delle scuole a GARR e ho coordinato il progetto Progress in training all’interno del progetto GARR-X Progress, dalla sua realizzazione fino alla sua implementazione, dagli aspetti finanziari a quelli organizzativi. Abbiamo organizzato un corso in autoapprendimento che spiegava come funzionava Internet, rivolto ai docenti e ai ragazzi delle scuole, che è poi diventato il progetto “Conoscere internet” aperto a tutti i cittadini, ma anche corsi di aggiornamento per i tecnici dei nostri enti ed un Master presso l’Università di Bari. Sono stati due anni e mezzo molto impegnativi, costellati da continue trasferte a Bari e da questo progetto è nato l’ufficio formazione, che oggi coordino. Ma è una passione a doppio binario: da una parte mi piace formare, capire le nuove frontiere formative e divulgarle, dare nuovi strumenti ai giovani e ai meno giovani per comprendere il nuovo mondo digitale, dall’altra mi piace formarmi e andare in profondità sulle tematiche che riguardano il mondo della tecnologia. Questo mi ha portato a decidere di intraprendere un percorso formativo importante all’età di 50 anni, un percorso bellissimo ed impegnativo che si è concluso con la Laurea in arti e scienze dello spettacolo, con una tesi dedicata a Internet e spettacolo. Cultura e rete, un connubio che mi ha sempre affascinato e che in GARR mi aveva spinto negli anni precedenti a coinvolgere il mondo dei beni culturali in vari progetti. Un esempio è stato la Conferenza GARR, Network Humanitatis, nel 2007, di cui sono stata chair del comitato di programma, perché fermamente convinta delle grandi cose che si sarebbero potute realizzare se il mondo della cultura, arti e spettacolo avesse incontrato il mondo delle reti della ricerca. Oggi, ad esempio, i contenuti materiali e immateriali di Musei, Biblioteche,e in generale organizzazioni che si occupano di Cultura, sono entrati a far parte delle tante risorse disponibili sulla rete GARR per fini educativi. Vanno a formare l’enorme patrimonio di Open Educational Resources che dal 2015 promuovo con la formazione e con articoli sul magazine GARR News. Oltre a spiegare cosa sono le OER, mi piace portare gli utenti a viaggiare fra le tante possibilità di apprendimento che la rete offre.

Il futuro che “vedo”

È importante che la formazione guardi al futuro, così che i ragazzi siano pronti alla nuove sfide che li aspettano. E saranno tante. La realtà estesa ad esempio sta per cambiare il mondo attorno a noi. Il metaverso sarà uno di quei cambiamenti che arriverà nella nostra quotidianità in un futuro non troppo lontano e che porterà tante modifiche, alcune inaspettate, al nostro stile di vita. Le scuole, le Università e la formazione in generale dovranno preparare le persone che utilizzeranno, ma anche che costruiranno i metaversi. La vera novità sarà l’esperienza immersiva in rete. Passeremo dall’uso dello smartphone, che ha già sostituito il PC, all’uso dei visori per collegarsi alla rete e vivere un’esperienza che si avvarrà anche delle ultime frontiere raggiunte nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Questa esperienza immersiva rafforzerà la sensazione di presenza virtuale e farà in modo che l’interazione online possa diventare molto più vicina all’esperienza che si ha con le interazioni di persona. Possiamo solo immaginare quali e quante opportunità si verranno a creare. Una nuova rivoluzione è alle porte ed è importante non farsi trovare impreparati.

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